Ci sono momenti - imparati a furia di morsi sull’anima- in cui non mi fai avvicinare.
Cose tue, pensieri tuoi, cupi come cieli annuvolati , improvvisi freddi che ti s’infilano fino alle ossa.
Piccole e tremende paure che immobilizzano i pensieri , angosce interiori che fanno la crosta e se sfiorate sanguinano.
E lì, tu non mi ci vuoi.
Forse perché sei talmente abituato a quella paura, ti accompagna da così tanti anni che poi, cosa faresti senza ? E se all’improvviso capissi... di poterla vincere ? Come saresti senza quel pesante cappotto ? Ed io cosa sarei , senza il mio ? Ciascuno si porta addosso il proprio inferno che a volte sembra, anche se non è vero, scaldare più di un abbraccio.
Io però non demordo, non con te, non io .
Aspetto se vuoi, ma non me ne vado, resto dietro la poltrona, quella dove ti metti tu e me ne sto buona, per tutto il tempo necessario, senza più il timore che il tuo sia un rifiuto verso di me, un rifiuto verso quel noi che tanto lavoro emotivo m’è costato.
Ti cercavo ancora prima di sapere cosa fosse l’amore e di certo non me ne vado ora che ti ho trovato, neppure quando perdi il tuo viso d’uomo e lo trasformi in un gomitolo di fango e livore , neppure quando mordi.
Un giorno, una notte, non importa.
Infilo di nascosto i miei doni e tutti i baci che non posso darti in quei momenti , nelle tue tasche, le stipo, le riempio di devozione e biscotti, di carezze e castagne , di sassolini disegnati e di gusci di noce pieni di parole.
Così tu, quando meno te l’aspetti , infilando le mani in tasca, magari sovrappensiero, magari per cercare le chiavi o l’accendino, saprai che non ti ho abbandonato un solo istante . Che sono sempre stata lì, dietro la poltrona . E che se mi sono fatta da parte, quando l'hai chiesto, è stato a fatica e solo per amore. Ma io c’ero, dietro la poltrona.
E sempre ci sarò.
Cose tue, pensieri tuoi, cupi come cieli annuvolati , improvvisi freddi che ti s’infilano fino alle ossa.
Piccole e tremende paure che immobilizzano i pensieri , angosce interiori che fanno la crosta e se sfiorate sanguinano.
E lì, tu non mi ci vuoi.
Forse perché sei talmente abituato a quella paura, ti accompagna da così tanti anni che poi, cosa faresti senza ? E se all’improvviso capissi... di poterla vincere ? Come saresti senza quel pesante cappotto ? Ed io cosa sarei , senza il mio ? Ciascuno si porta addosso il proprio inferno che a volte sembra, anche se non è vero, scaldare più di un abbraccio.
Io però non demordo, non con te, non io .
Aspetto se vuoi, ma non me ne vado, resto dietro la poltrona, quella dove ti metti tu e me ne sto buona, per tutto il tempo necessario, senza più il timore che il tuo sia un rifiuto verso di me, un rifiuto verso quel noi che tanto lavoro emotivo m’è costato.
Ti cercavo ancora prima di sapere cosa fosse l’amore e di certo non me ne vado ora che ti ho trovato, neppure quando perdi il tuo viso d’uomo e lo trasformi in un gomitolo di fango e livore , neppure quando mordi.
Un giorno, una notte, non importa.
Infilo di nascosto i miei doni e tutti i baci che non posso darti in quei momenti , nelle tue tasche, le stipo, le riempio di devozione e biscotti, di carezze e castagne , di sassolini disegnati e di gusci di noce pieni di parole.
Così tu, quando meno te l’aspetti , infilando le mani in tasca, magari sovrappensiero, magari per cercare le chiavi o l’accendino, saprai che non ti ho abbandonato un solo istante . Che sono sempre stata lì, dietro la poltrona . E che se mi sono fatta da parte, quando l'hai chiesto, è stato a fatica e solo per amore. Ma io c’ero, dietro la poltrona.
E sempre ci sarò.
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